Il quartiere corrisponde a quella che a inizio ‘900 era la Piazza d'Armi per le esercitazioni militari delle caserme di viale delle Milizie e che costituiva il confine nord del quartiere Prati. Fu disegnato ed incluso nel piano del Sanjust del 1909, che si basava sul principio che l'espansione della città dovesse avvenire alternando alti fabbricati (fino a 24 mt) a villini di due o tre piani, con una rete stradale impostata con uno schema radiale intorno ad una piazza centrale. Parallelamente, nell'area sud, il Comune di Roma, proprietario dei terreni, nel 1909 bandì un Concorso Nazionale, Casa Moderna, per la costruzione di villini signorili, case d'affitto e case popolari. La prime costruzioni del quartiere furono costruite dall'ICP in via Sabotino, quattordici piccoli fabbricati che furono demoliti negli anni ‘60. Ai villini, invece, vennero destinati 13 lotti prospicienti il Tevere, tra via Avezzana e Lungotevere delle Armi. I villini, a tre e quattro piani, sono arricchiti da decorazioni ed accomunati da un ritorno allo stile rinascimentale e barocco, secondo il gusto dell'epoca. Una particolare cooperativa, l'ARS, composta da artisti ed intellettuali, nel 1921 presentò poi al Comune il progetto di 13 casette e studi per soci artisti da costruirsi tra viale Carso, via Chinotto e via Papa. La trattativa andò per le lunghe, fino a quando Enrico del Debbio, che di lì a poco avrebbe iniziato la pianificazione del Foro Italico, presentò una serie di nuovi progetti che vennero approvati dalla Commissione Edilizia. Profondamente segnato dalla sua formazione classica, l'architetto compose le diverse facciate dei villini seguendo i dettami del gusto contemporaneo art-decò. Lungo l'itinerario ammireremo ville e villini per l'aristocrazia, eleganti palazzi borghesi, un inedito giovane Marcello Piacentini, tre palazzine anni '60 di Venturino Ventura e Mario Stara, la Rai di viale Mazzini, il palazzo ex Philps di Giò Ponti, la scuola Pistelli, la chiesa di Cristo Re, i villini dell'Ars.